Ne sentiamo parlare in continuazione, ma cosa sono i fondi europei? Chi li finanzia e chi li gestisce?
Ogni 7 anni tutti i vari attori dell’Unione Europea si accordano e decidono il budget di lungo periodo e le spese correnti.
I soldi del budget servono a finanziare i cosiddetti finanziamenti europei. Essi si dividono in 2 grandi categorie: I fondi diretti, gestiti direttamente dalla commissione sono in media il 24% dei finanziamenti totali. Il restante 76% sono finanziamenti indiretti gestiti dagli enti nazionali e regionali.
I fondi diretti sono erogati dalla commissione europea, I destinatari sono: PMI, giovani, ONG, ricercatori, agricoltori ed Enti Pubblici
I fondi indiretti sono gestiti dalle amministrazioni nazionali e regionali degli stati membri attraverso i programmi operativi nazionali (PON) e regionali (POR). Essi vengono chiamanti anche fondi strutturali e sono:
Prima di capire che cos’è il Recovery Fund è necessario fare un piccolo preambolo.
Come si finanzia l’Unione Europea? Sono quattro (per ora) le voci di “entrata” nel bilancio dell’Unione Europea, le prime due sono quelle tradizionali introdotte dal trattato di Roma del 1957. Le altre sono state aggiunte successivamente per rispondere alle esigenze che nel tempo sono cambiate.
Prelievi sulle importazioni di prodotti agricoli di paesi non membri dell’unione
Dazi doganali sui prodotti di paesi non membri dell’unione
Una percentuale dell’IVA degli stati membri
Contributi versati dagli stati membri
I contributi versati, introdotti nel 1988, sono tradizionalmente poco più dell’1% del PIL (prodotto interno lordo) di ogni stato membro.
Le quote da versare non sono fisse ma sono il frutto di trattative tra tutti gli attori coinvolti che ogni 7 anni (alla scadenza cioè del Quadro Finanziario Pluriennale) si riuniscono e decidono su cosa e come impiegare queste risorse. Si definiscono le classi di spesa e i rispettivi importi.
Questa prassi, che dal 2009 è diventata giuridicamente vincolante (è un regolamento), facilita gli accordi sui bilanci annuali ed è un’ottimo strumento per mantenere una certa disciplina finanziaria.
CHE COS’E’ IL RECOVERY FUND?
Per avere un idea più precisa sui bilanci pluriennali è utile sapere che per il settennio 2014/2021 l’importo stanziato è stato di 1087 miliardi di euro.
Il recovery fund è il bilancio a lungo termine (o quadro finanziario pluriennale) per gli anni 2021/2027 a cui è stato aggiunto un ulteriore fonte di finanziamento: il Next Generation EU che permetterà di reperire ulteriori capitali sui mercati finanziari per la prima volta condividendone il debito.
L’importo complessivo stanziato dal Next Generation EU è pari a 750 miliardi di euro che insieme ai 1074,3 miliardi del Quadro finanziario pluriennale fanno un totale di 1824, 3 miliardi di euro.
Secondo le ultime indiscrezioni, all’Italia spetterebbero 81,4 miliardi di euro a fondo perduto e 127,4 miliardi di prestiti (agli investitori), in realtà questo importo è indicativo. L’Italia storicamente non riesce a spendere i soldi dei fondi europei.
Per questa ragione si è deciso di coordinare a livello nazionale i progetti da finanziare. Le macro voci di spesa del Recovery Fund decise in sede europea e armonizzate con i Global Goals dell’ONU, sono:
L’ Unione Europea è un’organizzazione che unisce politicamente ed economicamente 27 stati membri situati principalmente nel continente Europeo. Essa è un entità giuridica indipendente creata attraverso dei trattati firmati dai singoli stati membri e governata da Istituzioni indipendenti.
Nello specifico essa è costituita da 27 nazioni, 446 milioni di persone che rappresentano il 7% della popolazione della terra e che producono il 30% del prodotto interno lordo mondiale.
L’idea di un’area di libero scambio economico è nata alla fine della seconda guerra mondiale. Lo scopo era quello di far ripartire le economie distrutte dalla guerra ed evitare guerre future tra le nazioni europee.
Entrambi gli obbiettivi sono stati raggiunti e come riconoscimento nel 2012 l’Unione Europea è stata insignita del premio Nobel per la pace “per aver contribuito alla pace, alla riconciliazione, alla democrazia e ai diritti umani in Europa.”
Questo modello, cioè di creare aree di libero scambio economico tra nazioni appartenenti allo stesso continente per evitare futuri conflitti e per migliorare le condizioni economiche si è rivelato efficace a tal punto da venire replicato. Questi sono alcuni degli accordi commerciali internazionali più importanti:
nel 1967 nasce l’ASEAN (Associazione delle nazioni del sud est asiatico), nel 1988 viene stipulato il primo FTA (Free Trade Agreement) tra USA e Canada, nel 1991 il MERCOSUR (Mercato comune dell’America Meridionale), ed infine l‘AfCFTA (African Continental Free Trade Agreement) del 2019.
L’Unione europea non è un super stato che rimpiazza gli stati membri ma neanche una semplice organizzazione per la cooperazione internazionale. Essa è un istituzione unica alla quale gli stati membri hanno volontariamente ceduto sovranità nazionale su determinati ambiti per portare avanti una politica comune.
Gli strumenti utilizzati per creare e far funzionare l’Unione Europea sono 2: l’economia e il diritto.
Europa Creativa è il programma di sostegno diretto per il periodo 2021/2027 destinato ai settori culturali e creativi. Per questo settennato la dotazione finanziaria è di 2,4 miliardi di euro.
Europa creativa incoraggia i professionisti dell’audiovisivo e gli operatori culturali e creativi a operare in tutta Europa, raggiungere nuovi pubblici e sviluppare le competenze necessarie nell’era digitale. Aiutando le opere culturali e audiovisive europee a raggiungere un’audience di altri Paesi, il programma contribuisce a salvaguardare la diversità culturale e linguistica.
Il programma di Europa Creativa è destinato a tutte le organizzazioni culturali e creative localizzate negli stati membri, ma non solo. Possono partecipare anche associazioni di nazioni appartenenti all’EFTA o all’ ENP.
Gli obbiettivi sono:
aiutare i settori culturali e creativi sostenendo la creazione di opere europee al fine di contribuire alla crescita sostenibile, all’occupazione e alla coesione sociale, cogliendo le opportunità che la digitalizzazione e la globalizzazione possono offrire;
promuovere la competitività e l’innovazione dell’industria audiovisiva, aiutando i settori della cultura e dei media europei ad accedere a nuove opportunità, mercati e pubblico internazionali;
promuovere azioni innovative intersettoriali e media diversificati, indipendenti e pluralistici.
Il programma si compone di 3 parti:
MEDIA a sostegno dell’industria audiovisiva; CULTURA a sostegno degli altri settori creativi e culturali; la sezione TRANSETTORIALE che affronta le sfide e le opportunità comuni dei settori culturali e creativi, compreso l’audiovisivo
Le opportunità di finanziamento coprono una vasta gamma di azioni:
azioni orizzontali: progetti di cooperazione, reti, piattaforme, mobilità per artisti e professionisti della cultura e sviluppo di politiche culturali.
supporto settoriale: sostegno alla musica, all’editoria, al patrimonio culturale e all’architettura, nonché ad altri settori.
azioni speciali: premi culturali dell’UE, Capitali europee della cultura, Marchio del Patrimonio europeo, sostegno a giovani artisti e servizi ai cittadini
L’Unione Europea non è l’unica istituzione sovranazionale di cui l’Italia fa parte, la compagine delle organizzazioni internazionali di cui gli stati membri sono parte è molto più complessa e articolata di quanto possa sembrare.
Come ho spiegato approfonditamente in questa pagina, la differenza tra l’UE e le altre organizzazioni intergovernative o internazionali sta nel fatto che gli stati membri hanno volontariamente ceduto sovranità nazionale all’Unione Europea su determinati ambiti per portare avanti una politica comune.
Ogni nazione, però, è anche firmataria di diversi trattati internazionali dai quali derivano delle obbligazioni che devono essere rispettate. Tra queste c’è l‘Agenda 2030 dell’ Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) che tutti gli stati membri dell’Unione hanno sottoscritto.
Vediamo rapidamente che cos’è l’ONU. L’Organizzazione delle Nazioni Unite è la più antica e grande organizzazione intergovernativa mondiale. Fondata nel 1945 da 51 stati sovrani, oggi conta 193 membri (praticamente tutto il mondo). Lo scopo principale dell’ONU è preservare la pace e la sicurezza collettiva grazie alla cooperazione internazionale.
Per attuare i suoi obbiettivi l’ONU è dotata di istituzioni proprie che sono l’Assemblea Generale, il Consiglio di Sicurezza, il Consiglio Economico e Sociale, il Consiglio di Amministrazione Fiduciaria, il Segretariato e la Corte Internazionale di Giustizia.
Ad esse si affiancano delle agenzie internazionali specializzate in molti settori come ad esempio l’UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura) o la FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura) e associazioni umanitarie come l’UNICEF (Fondo Nazioni Unite per l’Infanzia),o il World Food Programme che si occupa di assistenza alimentare nei paesi più poveri del mondo.
Periodicamente, circa ogni 15 anni i paesi membri dell’ONU stabiliscono degli obbiettivi globali e interconnessi da raggiungere entro un determinato anno. Nel 2016, allo scadere dei millenium development goals (stipulati nel 2000), sono stati redatti e sottoscritti i sustainable development goals 2030 conosciuti anche come Agenda 2030.
Gli obbiettivi interconnessi da raggiungere entro il 2030 sono:
sconfiggere la povertà: porre fine alla povertà in tutte le sue forme, ovunque;
sconfiggere la fame: porre fine alla fame, garantire la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile;
buona salute: garantire una vita sana e promuovere il benessere di tutti a tutte le età;
istruzione di qualità: garantire a tutti un’istruzione inclusiva e promuovere opportunità di apprendimento permanente eque e di qualità;
parità di genere: raggiungere la parità di genere attraverso l’emancipazione delle donne e delle ragazze;
acqua pulita e servizi igienico-sanitari: garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile di acqua e servizi igienico-sanitari;
energia rinnovabile e accessibile: assicurare la disponibilità di servizi energetici accessibili, affidabili, sostenibili e moderni per tutti;
buona occupazione e crescita economica: promuovere una crescita economica inclusiva, sostenuta e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva e un lavoro dignitoso per tutti;
innovazione e infrastrutture: costruire infrastrutture solide, promuovere l’industrializzazione inclusiva e sostenibile e favorire l’innovazione;
ridurre le diseguaglianze: ridurre le disuguaglianze all’interno e tra i paesi;
città e comunità sostenibili: creare città sostenibili e insediamenti umani che siano inclusivi, sicuri e solidi;
utilizzo responsabile delle risorse: garantire modelli di consumo e produzione sostenibili;
lotta contro il cambiamento climatico: adottare misure urgenti per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze;
utilizzo sostenibile del mare: conservare e utilizzare in modo sostenibile gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile;
utilizzo sostenibile della terra: proteggere, ristabilire e promuovere l’utilizzo sostenibile degli ecosistemi terrestri, gestire le foreste in modo sostenibile, combattere la desertificazione, bloccare e invertire il degrado del suolo e arrestare la perdita di biodiversità;
pace e giustizia: promuovere lo sviluppo sostenibile; rafforzare gli strumenti di attuazione e rivitalizzare il partenariato globale per lo sviluppo sostenibile.
rafforzare le modalità di attuazione e rilanciare il partenariato globale per lo sviluppo sostenibile.
Senza dubbio degli obbiettivi molto ambiziosi da raggiungere entro il 2030!
Storicamente nessuno degli obbiettivi fissati dell’ONU nel passato è stato completamente raggiunto, per ora. Tuttavia, secondo i dati del rapporto stipulato alla fine dei millenium development goals le condizioni nei paesi in via di sviluppo sono migliorate negli ultimi 20 anni e alcuni obbiettivi come eliminare la fame nel mondo e garantire a tutti acqua potabile potrebbero essere raggiunti entro il 2030. Il fine ultimo di questi traguardi da raggiungere è tracciare una rotta globale per il futuro di tutte le nazioni.
Nel passato la maggior parte dei target dell’ONU era rivolta ai paesi in via di sviluppo, tuttavia, in quest’ultimo accordo, l’Agenda 2030, molti degli obbiettivi sembrano destinati ai paesi più economicamente sviluppati. Infatti alcuni obbiettivi somigliano molto alle voci di spesa del Recovery Plan, il budget a medio temine dell’Unione Europea, ad esempio il numero 9 (innovazione e infrastrutture) o il il numero 7 (energia rinnovabile e accessibile).
Prima del trattato di Lisbona (del 2009) l’Unione Europea non aveva un vero e proprio “delegato” ma a partire dal 2009 il trattato ha stabilito che in occasione di eventi internazionali o visite ufficiali le istituzioni incaricate a rappresentare l’Unione Europea siano il presidente della commissione europea insieme al presidente del consiglio europeo,
Gli attuali delegati sono Ursula Von Der Leyen come presidente della commissione europea e Charles Michel come presidente del consiglio europeo. Prima di loro, fino al 2019, molti ricorderanno Jean Claude Junker (presidente della commissione) e Donald Tusk (presidente del consiglio europeo).
Ma che differenza c’è tra queste due istituzioni? E perché l’Unione Europea è rappresentata da due figure e non una?
LA COMMISSIONE EUROPEA
La commissione europea è l’organismo più antico dell’Unione Europea, erede dell’Alta Autorità Europea del carbone e dell’acciaio, fondata nel 1951.Il presidente della commissione viene scelto dal Parlamento Europeo ad ogni elezione europea, ogni 5 anni.
Essa è formata da un commissario per stato membro per specifico settore, la sua sede principale si trova a Bruxelles. La commissione europea detiene il potere esecutivo e di iniziativa legislativa. Propone le leggi al parlamento europeo e al consiglio dell’Unione Europea. Tra gli altri suoi poteri ci sono l’implementazione delle politiche comunitarie, la facoltà di sanzionare gli stati membri e l’amministrazione del bilancio europeo.
IL CONSIGLIO EUROPEO
Il Consiglio Europeo è composto da tutti i capi di stato o di governo degli stati membri. La sede principale si trova a Bruxelles. Sebbene esso non sia stato istituito ne’ nel trattato di Parigi ne’ in quello di Roma è nato come una prassi a partire dal 1961 ed è stato in seguito formalizzato nel 1974. A partire dal 2009, col trattato di Lisbona esso è stato definito come istituzione europea.
Lo scopo del consiglio europeo è quello di definire le priorità e gli indirizzi politici per guidare l’Unione Europea, in special modo la Commissione.
Ha un proprio presidente eletto ogni 2 anni e mezzo che insieme al presidente della commissione rappresenta l’Unione Europea negli eventi internazionali. Nonostante i membri di questo organismo siano i leader delle rispettive nazioni, esso non ha alcun potere né esecutivo, né legislativo.
Anche se in pochi sembrano ricordarlo il Leitmotiv dell’Unione Europea è quello di essere uniti nonostante le differenze, a partire dal trattato di Roma (del 1957) che specificava che le genti (peoples) d’Europa creavano una comunità europea per il carbone e per l’acciaio, fino al misconosciuto motto “In varietate concordia” (Uniti nella diversità).
La scelta di far rappresentare l’Unione Europea da questi 2 organismi, il primo (il presedente della commissione europea) come massimo esponente dell’organismo sovranazionale e il secondo (il presidente del consiglio europeo) come rappresentante degli stati membri vuole significare che l’Unione Europea non è solo un’istituzione sovranazionale ma anche l’insieme di tutte le singolarità nazionali. Inoltre esse rappresentano l’aspetto governativo e politico dell’Unione.
Il 10 marzo 2021 è stata firmata da David Sassoli, Ursula von der Leyen e António Costa (presidente del Portogallo e presidente di turno del consiglio europeo) in rappresentanza rispettivamente del parlamento europeo, della commissione europea e del consiglio europeo la “dichiarazione comune sulla conferenza sul futuro dell’Europa”
La conferenza sul futuro è un’iniziativa comune di tutte le istituzioni comunitarie e degli stati membri ed aprirà un nuovo spazio di discussione con i cittadini per affrontare le sfide e le priorità dell’Europa. I cittadini europei di ogni contesto sociale e ogni angolo dell’Unione potranno partecipare in molteplici eventi che saranno organizzati dalla società civile, dal mondo accademico e da tutte le parti interessate a livello locale, nazionale ed europeo.
Le conclusioni giungeranno nella primavera 2022.
La conferenza è un’iniziativa bottom-up ovvero dal basso verso l’alto, incentrata sui cittadini.
I contributi di tutti gli eventi relativi alla conferenza saranno raccolti, analizzati, monitorati e pubblicati nel corso dell’intera conferenza attraverso una piattaforma digitale multilingue, dove i cittadini potranno condividere le loro idee e inviare contributi online.
Le discussioni riguarderanno i temi concordati per le politiche 2019/2024 ma i cittadini saranno liberi di sollevare ulteriori questioni che li riguardano anche in settori in cui attualmente l’Unione non ha potere d’azione ma per i quali l’azione dell’Unione europea sarebbe stata vantaggiosa.
I principi su cui essa si basa sono: inclusività, apertura e trasparenza.
Da dove nasce la differenza tra i titoli di stato italiani (i BTP) e quelli tedeschi (BUND) e perché ogni tanto ne sentiamo parlare?
Partiamo dalle basi: in finanza il rischio viene remunerato proporzionalmente, più un asset viene considerato rischioso, più è redditizio. Questo è il motivo per cui le azioni rendono di più delle obbligazioni. Per i titoli di stato vale lo stesso principio.
I titoli di stato tedeschi, in virtù della struttura statale che la Germania si è data, sono considerati i più solidi al mondo e hanno rendimenti generalmente molto bassi. Su di essi sono “calibrati” tutti i titoli di stato degli altri stati membri. Per approfondire puoi trovare qui un articolo che spiega il perché i bund tedeschi sono considerati così solidi.
Lo spread, misura la differenza di rendimento tra due titoli di stato dello stesso tipo e durata. Il titolo di riferimento in Europa è il bund tedesco.
Il valore dei titoli, come pure quello dello spread si decide sulla base delle libere contrattazioni degli operatori sul mercato dei titoli. Esso sale o scende in virtù della fiducia degli investitori. Uno spread basso è indice di fiducia e viceversa.
Lo spread si calcola sottraendo al rendimento del titolo di stato in osservazione, il rendimento dello stesso tipo di titolo di riferimento. Ad esempio se un BOT italiano a 10 anni ha un rendimento del 3% e lo stesso titolo tedesco rende l’1% lo spread si calcola 3-1= 2 punti percentuali, ovvero 200 punti base.
La sua sede si trova a Francoforte in Germania. La banca centrale europea è stata instituita con il trattato sull’Unione Europea (Maastricht 1992) ed è entrata in funzione il 1° gennaio 1999 in vista del debutto della moneta unica.
L’obbiettivo principale della Banca centrale, è il controllo dell’andamento dei prezzi, quindi l’inflazione, che può variare all’interno della zona euro dal +2% a -2%. Il ruolo della banca centrale europea è cambiato molto nel corso degli anni e a partire dal 2008 è diventata sempre più interventista, creando nuovi strumenti per fronteggiare le crisi finanziarie che si sono succedute.
Il Meccanismo Europeo di Stabilità è un organizzazione intergovernativa che gestisce dei fondi, i così detti fondi salva stati, ed elargisce dei prestiti alle nazioni che ne fanno richiesta.
La sua forma giuridica è quella di un’impresa pubblica i cui soci sono gli stati membri dell’Unione Europea. La sede legale si trova in Lussemburgo. Il fondo è gestito dal consiglio dei governatori, formato dai ministri delle finanze dei rispettivi stati membri.
Esso non è un istituto dell’Unione Europea, sebbene i firmatari siano gli stati membri.
Il MES, entrato a regime nel luglio 2012 in seguito alla crisi del debito sovrano greco, sostituisce il Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria (FESF) e il Meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria (MESF). Lo scopo di tutti questi strumenti è quello di garantire liquidità agli stati membri che si trovano in difficoltà economica al fine di evitare il contagio di tutta la zona euro. Il MES è lo strumento principale da utilizzare in caso di shock macroeconomici asimmetrici.
Nel corso degli anni diversi paesi hanno fatto ricorso ai prestiti salva stati: l’Irlanda, il Portogallo, la Spagna ed infine la Grecia.
La recente riforma ha introdotto delle linee di credito precauzionali, dette backstop, a cui i paesi colpiti da shock economici possono fare richiesta. Questo ulteriore strumento permetterà ai paesi colpiti di non finire sotto pressione anche nei mercati finanziari, come purtroppo è accaduto per la Grecia.
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