Il Recovery Fund per principianti

Prima di capire che cos’è il Recovery Fund è necessario fare un piccolo preambolo.

Come si finanzia l’Unione Europea? Sono quattro (per ora) le voci di “entrata” nel bilancio dell’Unione Europea, le prime due sono quelle tradizionali introdotte dal trattato di Roma del 1957. Le altre sono state aggiunte successivamente per rispondere alle esigenze che nel tempo sono cambiate.

  1. Prelievi sulle importazioni di prodotti agricoli di paesi non membri dell’unione
  2. Dazi doganali sui prodotti di paesi non membri dell’unione
  3. Una percentuale dell’IVA degli stati membri
  4. Contributi versati dagli stati membri

I contributi versati, introdotti nel 1988, sono tradizionalmente poco più dell’1% del PIL (prodotto interno lordo) di ogni stato membro.

Le quote da versare non sono fisse ma sono il frutto di trattative tra tutti gli attori coinvolti che ogni 7 anni (alla scadenza cioè del Quadro Finanziario Pluriennale) si riuniscono e decidono su cosa e come impiegare queste risorse. Si definiscono le classi di spesa e i rispettivi importi.

Questa prassi, che dal 2009 è diventata giuridicamente vincolante (è un regolamento), facilita gli accordi sui bilanci annuali ed è un’ottimo strumento per mantenere una certa disciplina finanziaria.

CHE COS’E’ IL RECOVERY FUND?

Per avere un idea più precisa sui bilanci pluriennali è utile sapere che per il settennio 2014/2021 l’importo stanziato è stato di 1087 miliardi di euro.

Il recovery fund è il bilancio a lungo termine (o quadro finanziario pluriennale) per gli anni 2021/2027 a cui è stato aggiunto un ulteriore fonte di finanziamento: il Next Generation EU che permetterà di reperire ulteriori capitali sui mercati finanziari per la prima volta condividendone il debito.

L’importo complessivo stanziato dal Next Generation EU è pari a 750 miliardi di euro che insieme ai 1074,3 miliardi del Quadro finanziario pluriennale fanno un totale di 1824, 3 miliardi di euro.

Secondo le ultime indiscrezioni, all’Italia spetterebbero 81,4 miliardi di euro a fondo perduto e 127,4 miliardi di prestiti (agli investitori), in realtà questo importo è indicativo. L’Italia storicamente non riesce a spendere i soldi dei fondi europei.

Per questa ragione si è deciso di coordinare a livello nazionale i progetti da finanziare. Le macro voci di spesa del Recovery Fund decise in sede europea e armonizzate con i Global Goals dell’ONU, sono:

  1. Digitalizzazione, innovazione, competitività (46,3 miliardi);
  2. Rivoluzione verde e transizione ecologica (69,8 miliardi);
  3. Infrastrutture per la mobilità sostenibile (31,9 miliardi);
  4. Istruzione, formazione, ricerca e cultura (28,4 miliardi);
  5. Inclusione sociale, di genere, territoriale (27,6 miliardi);
  6. Salute (19,7 miliardi)
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